Descrizione
Il fiorire della comunitą di Serle č strettamente collegato alle vicende del Monastero Benedettino di San Pietro in Monte Orsino, realtą politico - religiosa di enorme rilevanza per la vita della nostra provincia nei primi secoli del Secondo Millennio.
Dove
Indirizzo: Piazza Boifava, 13, 25080 Serle BS
Modalità di Accesso
Gli uffici si trovano al primo piano, rendendo l'accesso facilmente accessibile a tutti.
Per raggiungere il piano superiore è disponibile un ascensore.
Ulteriori informazioni
Il fiorire della comunità di Serle è strettamente collegato alle vicende del Monastero Benedettino di San Pietro in Monte Orsino, realtà politico - religiosa di enorme rilevanza per la vita della nostra provincia nei primi secoli del Secondo Millennio.
Recentissimi studi ne collocano la fondazione e la dotazione di beni alla prima metà dell’XI secolo, ad opera del Vescovo Olderico, che in quegli anni resse la Diocesi di Brescia.
Il cenobio (ora di S. Bartolomeo), sorge sulla cima dell’omonimo monte, ad una altitudine di 933 metri s.l.m..
L’edificio è caratterizzato da poderose mura che circondano la bella chiesa rinascimentale, alcuni ambienti attigui e porzioni di sotterranei, adibiti a cantine. Tutt’intorno si intravedono numerosi cunicoli di incerta destinazione, che danno ragione dell’originaria vastità del complesso.
Il Monastero, posto all’interno dell’Area Protetta dell’Altopiano di Cariadeghe, è circondato da rigogliosi boschi di castagno, faggio e betulla, caratterizzati da una flora variegata e originale, dove oggi è possibile compiere escursioni a piedi per immergersi in un sano e tranquillo ambiente prealpino.
Dal S. Bartolomeo lo sguardo si allarga verso un paesaggio ampio e stupendo: dal Lago di Garda alla Pianura Padana, dalle Prealpi bresciane all’Appennino emiliano. L’ecosistema, pressoché incontaminato, è altresì arricchito da un sottosuolo di notevole interesse speleologico, caratterizzato da numerose grotte di origine carsica e corsi d’acqua sotterranei, visitabili non solo dagli “addetti ai lavori”, ma anche dai turisti.
Queste cavità costituiscono una particolare attrazione per gli speleologi che ne hanno esplorati alcuni settori, evidenziandone i particolari aspetti geologici e naturalistici. Come accennato, il cenobio è intriso di rilevanti vicende storiche: la fondamentale presenza benedettina, l’importante ruolo istituzionale, politico, sociale e i vari passaggi di proprietà che ne hanno caratterizzato l’esistenza, fanno di questo complesso un luogo di notevole interesse storico-culturale ed archeologico.
Si aggiunga a ciò un altro aspetto assolutamente non di poco conto: la presenza, nel Fondo Nunziatura Veneta dell’Archivio Segreto Vaticano, di numerose pergamene provenienti dall’Archivio del Monastero stesso, la cui prima tranche, completa di traslitterazione (presente da tempo su Internet), è stata oggetto di un poderoso tomo di fresca pubblicazione. La distruzione del Convento avvenne attorno alla metà del XV secolo, per le conseguenze della guerra che vide contrapposta la Serenissima al Ducato di Milano.
Nel Monastero si conservano resti di epoca romanica e nell’abside della chiesa si ammira un bell’affresco, attribuito a Paolo da Cailina il Giovane. Non possiamo dimenticare una presenza romana, per la quale si è ipotizzata l’esistenza di un insediamento risalente al II secolo d.C., sulla base del ritrovamento, negli immediati dintorni del Monastero, dei frammenti di alcune epigrafi.
Pare però che questi luoghi fossero abitati, in epoche ancora precedenti, da comunità preistoriche; come detto, la struttura dell’ambiente carsico favorisce la formazione di grotte ed anfratti anche molto profondi, alcuni dei quali hanno restituito semplici manufatti di epoca neolitica. Fra i monumenti degni di nota, ricordiamo l’imponente Parrocchiale, edificata nella prima metà del XVIII secolo, su progetto dell’arch. Corbellini; all’interno, l’altare maggiore, in marmo, di elegante fattura barocca, mostra un ricco paliotto intarsiato con ornati di marmi policromi; al centro, è raffigurata l’Ultima Cena. La chiesa è dedicata a San Pietro in Vincoli, e la pala raffigurante la liberazione di San Pietro è opera del Lorenzi.
La costruzione, splendido e raro esempio del Settecento lombardo, è Monumento Nazionale.
Vi sono altre chiese minori nelle varie frazioni, ricche di altari marmorei dell’importante scuola rezzatese del XVII-XVIII secolo, ed impreziosite da tele di buona fattura. Speciale menzione merita la Chiesa della B. V. Annunciata, che già esisteva nel 1138. Serle ha impresso una splendida pagina nella storia del Risorgimento italiano, per le gesta eroiche del sacerdote don Pietro Boifava (1794-1879), protagonista al pari di Tito Speri delle X Giornate di Brescia.
Serlese purosangue, attese alla cura d’anime senza disdegnare l’impegno politico: negli anni 1848-1849 sì mise a capo di bande armate formate dai suoi alpigiani, calando dalla Maddalena fino a Brescia per combattere gli Austriaci.
Svolse anche, più volte, il delicato incarico di sindaco di Serle, negli anni successivi all’unità d’Italia. Di Serle scrisse lo storico bresciano Cocchetti (1860):
“È terra degna di considerazione: si potrebbe dire la Repubblica di San Marino della Provincia di Brescia: i suoi abitanti fieri, belli nella persona, amantissimi dell'indipendenza e piuttosto prepotenti, occupansi di pastorizia ed agricoltura. Tutti piccoli proprietari con case proprie e pochi campicelli: tenaci nel lavorare e nelle più dure fatiche”. L’allevamento del bestiame, la raccolta delle amarene e delle castagne, ed il taglio del bosco ceduo furono entrate importanti per l’economia locale, fino ai primi anni ‘60; ora le risorse maggiori provengono dalla coltivazione delle cave di marmo, dall’artigianato, dal commercio di carbone vegetale e dalle attività edilizie.
L’offerta turistica attualmente si concreta nella somministrazione agli ospiti dei tipici piatti che hanno reso rinomato Serle nel passato e che tutti i ristoranti, trattorie e rifugi fanno a gara nel preparare: spiedo, selvaggina, funghi, formaggi e salumi. A chi sale le nostre balze ed ammira il paesaggio noi consigliamo non un contatto epidermico, ma di entrare in sintonia con il bravo terrazzano dove troverà ricchezza interiore, schiettezza e tanta simpatia.